Vorrei rispondere in modo esauriente a tre domande che personalmente ritengo basilari per meglio comprendere se,  la musica liquida, con i suoi formati di risoluzione in bit e frequenze di campionamento sempre più elevate, sta realmente portando gli appassionati verso un futuro più vicino alla realtà o è solo una illusione, incapace di apportare, cioè, reali e benefici effetti all’ascolto.

Le domande a cui cercheremo di dare risposta sono:

  • C’è musica oltre i 20kHz?
  • Percepiamo le frequenze ultrasoniche, e se si come?
  • Quali limiti sono spesso presenti nei nostri impianti audio?

Questioni che spesso hanno tenuto viva l’attenzione degli appassionati e che fino ad ora non hanno ricevuto quell’autenticazione scientifica che gli argomenti meritano, lasciando che i “forse” e i “sembra” prendano il sopravvento su alcune certezze disponibili da anni, riconducibili a prove strumentali e scientifiche tali da fugare ogni possibile dubbio.

Ciò che riporto in queste pagine non è altro che il sunto di ricerche universitarie e testi scientifici che riportano analisi di comportamento del nostro cervello nella percezione dei suoni, permettendoci di allargare gli orizzonti del sapere sulla percezione audio. Studi selezionati quindi non solo per la ricerca in se stessa, ma per una visione d’insieme che sia più vicina alle esperienze di ascolto di un comune appassionato del mondo audio.

La trattazione che ne segue prende spunto da alcuni trattati che ritengo più importanti e significativi visti dalla parte di un audiofilo, in relazione non solo all’ambiente nel quale viviamo ma soprattutto nell’ascolto della musica.