Alcune riflessioni personali

Personalmente credo che il cervello elabori contemporaneamente le vibrazioni che arrivano all’orecchio interno, sia attraverso la stimolazione ossea che quella che passa per la membrana del timpano e che tenga in maggiore considerazione quando gli spettri di frequenze sono direttamente correlati, ovvero quando la presenza di ultrasoniche segua lo stesso andamento di un suono in banda audio, come nel caso visto in apertura della tromba con sordina, solo in questo caso si percepisce un miglioramento delle condizioni di ascolto.

La percezione delle frequenze in banda audio ed ultrasonica attraverso la trasmissione ossea è possibile grazie anche ad altri fattori esterni quali una ampia superficie cranica libera da muscoli o grasso nelle zone parietali (zona di solito a contatto con l’archetto della cuffia) e occipitale (confinante con la parietale scende fino al cervelletto). Questa ampia zona è libera di percepire le onde di pressione che per le frequenze ultrasoniche basse (banda che va dai 30 ai 70kHz) è in grado di penetrare nei tessuti per profondità comprese tra i 10 ed i 15 mm, (usata nella Cavitazione Ultrasonica per il trattamento estetico della pelle e dei tessuti sottostanti).

Inoltre il nostro cranio è disaccopiato a livello osseo dal resto del corpo dalla prima vertebra cervicale con il dente epistrofeo che consente liberi movimenti in tutte le direzioni della testa limitati, per evitare danni agli organi interni, da un ulteriore anello detto Atlante posto proprio in corrispondenza della prima vertebra cervicale.

Se osservate meglio  la prima vertebra cervicale non è altro che una punta (la sottopunta è nella base del cranio) o se preferite assomiglia molto ad una sospensione Unipivot, usata nei bracci di lettura per giradischi.

In pratica una gran parte del cranio funziona come una grande antenna che riceve energia e la trasmette contemporaneamente alle due orecchie. Il fatto che siamo in presenza di segnali di basso livello è in parte compensata dal fatto che la superficie esposta è notevolmente più grande di quella delle due membrane dei timpani e che questa energia sia distribuita contemporaneamente alle due orecchie, cosa che gli fa perdere l’identificazione di suono distinto, visto che ha perso tutte le informazioni sulla spazialità del suono, assumendo più una sensazione di completamento. Ma torno a ripetere, sono solo riflessioni personali che non hanno ancora prova scientifica della loro valenza.

Bene questo è lo stato dell’arte a meno che non ci siano studi scientifici dell’ultimo minuto che provino la corrispondenza delle varie ipotesi, lasciando l’argomento in sospeso, per il momento, in attesa di eventuali sviluppi futuri.